Spesso si diche che il cavallo abbia accompagnato l’uomo nel suo lungo cammino nella storia e in effetti non si finisce mai di scoprire quanto ciò corrisponda al vero.
Recentemente, durante i lavori per un oleodotto nel distretto russo di Temryuk sono stati ritrovati dei reperti che hanno richiamato immediatamente l’attenzione di un team di archeologi che si sono messi al lavoro nella Penisola di Taman, un territorio che si estende tra il Mar Nero e il Mar d’Azov.
La scoperta riguarderebbe dei manufatti che risalirebbero a migliaia adi anni fa. E secondo i ricercatori del Laboratory of Archeological Technology dell’Istituto di Cultura materiale dell’Accademia Russa delle Scienze sarebbero stati realizzati con ossa di cavalli.
La posizione geografica dei reperti sembrerebbe confermare la loro interpretazione funzionale: una sorta di primordiale pattino per camminare sul ghiaccio, quindi un mezzo di trasporto.
Nell’antichità, il livello del Mar Nero era più alto di quello attuale e molti insediamenti sorgevano più vicini alla costa dello stretto di Kerch, un corridoio naturale che separa la penisola di Taman dalla penisola di Crimea. Durante gli inverni particolarmente freddi, lo stretto poteva ghiacciare, creando passaggi naturali sul ghiaccio.
I pattini in osso avrebbero permesso agli abitanti di spostarsi efficacemente sulle superfici ghiacciate, per commerciare, comunicare, compiere spostamenti stagionali.
Secondo l’archeologa Elizaveta Kondrashova dell’IIMK RAS, il team analizzando i reperti nel loro più ampio “contesto archeologico”, combinando dati zoologici, antropologici e radiocarbonici potranno ricostruire storie dettagliate sugli antichi stili di vita.
Per il momento, intanto che gli studiosi sono al lavoro, questa pratica innovazione si limita a riflettere il modo in cui le comunità antiche rispondevano in modo creativo alle sfide ambientali.
In questa ottica, il ritrovamento di questi primordiali pattini da ghiaccio ‘forniti’ dagli amici cavalli segnano un punto.























